Chi siamo

Se si analizza la storia della fotografia del secondo dopoguerra, ci si accorge che nel nostro paese questa si è sviluppata in modo unico al mondo. Solo in Italia infatti, la fotografia amatoriale organizzata ha avuto un peso e degli sviluppi così significativi. I motivi possono essere molteplici.
Alcuni legati alla storia recente: in Italia il regime fascista da una parte monopolizza la fotografia d’informazione a favore della propaganda, dall’altra limita i contatti con il resto del mondo.
Quando alla fine della guerra cade il velo che teneva nascosta la realtà del paese, si esprime da noi, più che in altri paesi, la voglia di indagare, di conoscere, di capire, di esprimersi.
Per molti giovani di allora, la fotografia, come strumento dalla doppia valenza di testimonianza del reale e di capacità di espressione artistica, diventa il mezzo più avvincente.
Mancava però una qualsiasi attenzione da parte della pubblica istruzione al settore della fotografia: casi isolati i corsi all’Umanitaria di Milano ed in altri istituti professionali o nelle Accademie; da parte degli Istituti Universitari veniva presa in considerazione solo la fotografia strumentale. In questa situazione, erano due le vie principali di formazione per i fotografi e di diffusione delle immagini: quella professionale e quella amatoriale. La prima prevedeva un meccanismo di apprendistato sul campo e seppe forgiare importanti personaggi. La seconda, attraverso i corsi e le informazioni scambiate all’interno dei circoli, promuoveva un genere di fotografia realizzata per pura evasione ed orientata prevalentemente secondo canoni di tipo artistico, trovando nei concorsi e nelle riviste di settore una vasta divulgazione.
Questa situazione ha fatto sì che molti dei fotografi italiani più importanti di questo periodo si siano formati, almeno nella fase iniziale del loro operato, nell’ambiente amatoriale.
I tempi sono cambiati: i giovani d’oggi hanno a loro disposizione scuole e strumenti di conoscenza e comunicazione multimediali che permettono di conoscere ed approfondire le proprie conoscenze in campo fotografico. Anche all’interno delle Università italiane si moltiplicano i corsi dedicati a questo media. Si consolida la presenza di immagini fotografiche all’interno delle collezioni delle grandi istituzioni museali e nelle Gallerie d’arte, dove si assiste al fenomeno diffuso della fotografia come uno dei possibili strumenti di produzione artistica.
Come s’inserisce il Centro in questo panorama in grande fermento?
Una possibilità è quella di ritagliarsi una connotazione precisa e di sviluppare la propria attività in base a scelte che tengano conto delle proprie radici, ma anche e soprattutto della situazione attuale, della sua posizione geografica e delle risorse di cui può disporre.
L’ente nasce per volontà della FIAF, la più importante e meglio organizzata (a livello mondiale) associazione fotografica nazionale non professionale, le cui tradizioni ed archivi non possono essere ignorati, anzi devono essere valorizzati. La sua diffusione sul territorio nazionale e la sua “trasversalità” a livello sociale e culturale, permettono al Centro di porsi come osservatorio privilegiato sulla fotografia.
L’attività del Centro pone particolare attenzione allo studio e alla valorizzazione della fotografia italiana di quel periodo storico, che parte dall’ultimo dopoguerra. Molte delle pubblicazioni edite dalla FIAF, per tutte i due i volumi dedicati al periodo neorealista ed a quello della “Dolce vita”, ne sono la tangibile testimonianza.
Di fondamentale importanza è l’impegno nel campo della conservazione, inventariazione, catalogazione e riproposizione al grande pubblico del proprio patrimonio fotografico. A questo scopo sono stati approntati dei locali realizzati secondo le più recenti normative sulla conservazione del materiale fotografico e sta per partire una campagna di inventariazione e catalogazione dei fondi già acquisiti, da realizzarsi con programmi che permettono di interfacciare i dati con quelli delle altre istituzioni culturali italiane. Nel campo della fotografia non professionale, e non solo in quello, uno dei problemi più gravi è la scomparsa delle opere di autori anche importanti: quante volte si è verificato che intere produzioni siano andate irrimediabilmente perdute? Un impegno prioritario è raccogliere, conservare e offrire nuovamente all’attenzione del pubblico e degli studiosi questo materiale.
Anche nel settore educativo il Centro è impegnato con un’attività aperta a diverse esperienze. L’idea è di sperimentare e realizzare pratiche didattiche a tutti i livelli, sia all’interno dell’ambito scolastico, dalla scuola dell’infanzia all’università, sia al di fuori dei luoghi deputati alla formazione, incoraggiando e fornendo un supporto di conoscenze a quell’attività specifica ed importantissima, realizzata dal mondo amatoriale, che sono i corsi di fotografia, tenuti nell’ambito della vita associativa dai circoli fotografici.
Tra gli obbiettivi del Centro vi è quello di creare vari livelli di collaborazione ed integrazione con le più importanti istituzioni nazionali ed internazionali che si occupano di fotografia.
Il Centro guarda al presente, proponendosi come produttore e propulsore di attività e di eventi da esportare fuori dalle proprie mura. Ma sa guardare anche al futuro: l’interesse per le nuove forme espressive ed per l’attività dei giovani non si limiterà all’osservazione del loro operato, ma cercherà di aiutarli promuovendone la produzione.
Il messaggio complessivo che si vuole lanciare è quello di grande libertà e di apertura a tutti i linguaggi e le espressioni fotografiche contemporanee, senza preclusioni verso le contaminazioni con altre forme artistiche che sono tipiche del nostro tempo e con un’attenzione specifica alla produzione nazionale. Il Centro vuole dunque proporsi come uno dei punti di riferimento per la cultura fotografica italiana ed internazionale, in un rapporto di dare ed avere capace di garantire un concreto sviluppo culturale.

Claudio Pastrone, Direttore del Centro Italiano della Fotografia d’Autore